Heelin’ like a Carrie Bradshaw

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Anche Carrie Bradshoes a un certo punto ha male ai piedi

Un tempo, quando avevo dei soldi, non tanti, ma alcuni, amavo comprare scarpe. Soprattutto coi tacchi, possibilmente improbabili {vedi alla voce scarpe da vacca}. Una volta MADREH mi implorò di non diventarle Imelda Marcos. Bei tempi.
Sono circa due anni che, con l’esiguità delle finanze, evito acquisti del genere, quindi vado in giro con le cose che ho accumulato nel corso del tempo. I miei preferiti sono un paio di stivali rossissimi bassi e molli che, per qualche strana ragione, non stanno su alla stessa altezza. Inutile dire che MADREH li odia. “Falli sistemare, non hanno suola!” “MADREH, sono così”.
Ho recentemente dovuto mandare in pensione delle sneakers ormai inservibili.

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Che io amavo e tutti intorno a me detestavano (e, nell’ultimo periodo della loro vita, non solo per l’estetica)

Poi stivali, stivaletti, scarpe e scarpine. Altro orgoglio della mia vita: le chanel azzurre scamosciate di fornarina (e io che pensavo che fornarina fosse il male e il truzzo. Lo è, ma tra i mostri…). Però casualmente non avevo mai niente che andasse bene col resto. Ora poi, peggio che mai. Il mio schizofrenico armadio non va d’accordo con la mia scalcagnata scarpiera.
In più ciò probblemi col corpo e i vestiti e anche questo non aiuta (così come non aiuterà My fitness pal, quello stronzo che mi ricorda quanto male mangio) (a tal proposito, ho deciso di lanciare una campagna con hashtàg, ma non ho ancora trovato l’hashtàg giusto. #FITtamiQuesto è un po’ troppo criptico, vero?).
Ma oggi.
OGGI.
Siccome tra poco devo andare a Barcellona che ci sta il primaverasoundfestival ovvero la sagra della scalogna, per ragioni che verranno esplicitate in momenti successivi, non fosse che per superstizione, ho veramente bisogno di un paio di scarpe che siano caruccine ma utili in caso di concerto sotto la pioggia. Ok, lo so che caruccine è un optional, ma le scarpe da corsa non me le voglio mettere, uffa uffa, non voglio fare come i turisti col poncho di Tegamini (un altro must: vestiti elegantissimi e poi le runners. Mmmh, sexy).
E quindi sono entrata in un negozino di scarpe che ce n’era un paio supercool. Che non mi stavano. Perché, in tutto ciò, io sono pure bigfoot, e dal mio 40 abbondantino vi saluto con invidia, o voi fortunate dal piedino fatato.
E poi, però, nell’angolo delle occasioni, appese a un graticcio
C’erano loro: tacco tremilaseicento più plateau più una messe di colori random più open toe marca Cafè Noir che io ci sbavo dietro da quando le ho viste ma costano assai e lì erano a QUARANTANOVE EURO.
Raga.
Dico: tanto non ci sarà mai il 40.
Commessa dice: spè, fammi controllare. C’è.
Le provo, con piedino proveniente da polacchina viola dopo la pioggia.
MI STANNO BENE.
Dico (a voce bassa): non posso! Soldi! Orrore! Ossessione! Raccapriccio!
Miranda dice: non rompere i coglioni! Poi me li rendi.

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Ho resistito esattamente ventitré secondi.

Oh, non ci andrò con queste, al Primavera, me metto le scarpacce sepropriodevo, ma so con cosa mettere un bel po’ di roba. Non so quando, ma ciò non è rilevante.

Amen.

[e graziiii a Miranda che si beccherà i miei primi due stipendi, quando li avrò]

6 pensieri su “Heelin’ like a Carrie Bradshaw

  1. “Un tempo, quando avevo dei soldi, non tanti, ma alcuni, amavo comprare scarpe.”
    Ciao. Io ricordo.

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